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Esibizioni bloccate dalla polizia anche negli Stati Uniti
Al Vittoriale va in scena il «rock nazi»
Stasera un gruppo austriaco suona con due band italiane. I loro concerti sono stati vietati in Germania e Israele
STRUMENTI
MILANO - Suoneranno oggi al Vittoriale di Gardone Riviera, sul palco dell’Auditorium. E questa volta al posto delle divise nere indosseranno abiti tradizionali austriaci. L’ha deciso Albin Julius, leader del gruppo Der Blutharsch, una formazione viennese che fa musica «industrial». Negli ultimi due anni le è stato impedito di esibirsi a Clausnitz, in Germania, e in un locale di Chicago. La polizia tedesca si è giustificata dicendo che la band ha «tendenze di estrema destra ». Pare che per lo stesso motivo i Der Blutharsch (significa «sangue secco») non possano più suonare in Svizzera. In Olanda, a settembre, gli è andata meglio: «Ci sono state altre band che usavano la provocazione. Il loro sito può risultare fastidioso, ma non è una ragione per rifiutarli», disse il manager che aveva organizzato lo show. Ma ad ottobre hanno dovuto rinunciare alla seconda data prevista al Kosmonaut Club di Tel Aviv — dove l’etichetta Topheth Prophet ha inciso un loro album — per le proteste di Natan Sharansky, ministro della Diaspora, e di altri politici ebrei, convinti che si tratti di musicisti vicini al neonazismo e favorevoli al fascismo.«Cancellato il concerto del gruppo rock nazi» ha titolato il Jerusalem Post.
Da un po’ il loro logo è la croce con la quale Hitler ha decorato i soldati tedeschi dopo il ’39 e l’etichetta Hau Ruck, fondata da Julius, ha prodotto un disco come «Adesso viene il bello», che contiene marce dell’epoca fascista. Stasera i Der Blutharsch suonano in provincia di Brescia. «Apertura cancelli ore 20, durante il concerto non sarà consentito prendere posto o alzarsi» raccomanda l’organizzazione. Lo spettacolo si intitola «Memento audere semper»: ricordati di osare sempre. Forse il più celebre motto di guerra dannunziano, legato alla «Beffa dei Buccari », l’azione compiuta dalla marina italiana nella notte dell’11 febbraio 1918, in una baia difesa dagli austriaci tra l’isola di Cherso e la costa istriana. Vi prese parte anche Gabriele d’Annunzio. Ora sarà la sua ultima residenza a ospitare Albin Julius e il gruppo viennese. Il Vittoriale: che da anni è una casa museo di proprietà del ministero dei Beni culturali, gestita da una Fondazione il cui presidente — adesso è la professoressa Annamaria Andreoli—viene nominato con decreto del presidente della Repubblica.
A Gardone, con la band austriaca, ci sono altre due formazioni italiane. I Varunna, che su Internet si presentano così: «Abbiam nel petto il nero drappo, abbiam nel cuore il sacro simbolo, e sol per questo noi si muore, e sol per questo noi viviam». E gli Ain Soph, «creati come centro di approfondimento sull’esoterismo » e autori di pezzi folk ispirati a Julius Evola (ma nel disco October ci sono falce e martello in copertina). Manca il gruppo più famoso: i Death in June. Avrebbero dovuto esserci, ma il programma è cambiato. Pare si chiamino così per ricordare la «notte dei lunghi coltelli», giugno ’34, quando Hitler si liberò di Ernst Rhöm e altri comandanti delle Sturm Abteilung, le truppe d’assalto. Il brano che dà il titolo al loro album più noto, «Brown Book» (produzioni Ner, anno ’87), è una versione corale dell’ «Horst Wessel Lied», la canzone intitolata a un giovanemartire nazionalsocialista ucciso nel 1930 dai comunisti e diventata uno degli inni ufficiali dell’era nazista, forse il più caratteristico. Alla Fondazione Vittoriale spiegano che la serata non è organizzata da loro, che la sala è stata affittata. Costo? «Circa 1.000 euro ». Danno il nome di chi li ha contattati. E’ Flavio Nardi, romano, appassionato di musica e anche, dice lui, «amico di Julius». Spiega: «Organizzare eventi musicali è il mio hobby.E questo concerto risponde a miei interessi personali». Lo sottolinea perché è una delle anime di «Perimetro. Suoni, immagini, pensieri d’avanguardia», che su Internet, fra l’altro, promuove la musica «identitaria ». «Con le band che suonano stasera non c’entra — assicura —. Non mescoliamo i piani». Sintetizzando al massimo, il rock identitario lo racconta così: «Il concetto di identità è dinamico: si individuano forme e linee che cambiano nel tempo. Ma significa avere il culto delle proprie radici, invece che essere un volto piatto».
Questo fenomeno, che dall’Italia ha attecchito in Spagna e Francia, secondo lui non è necessariamente di destra. «Per me — spiega — è identitaria anche la ricerca sulla taranta o quella della Nuova compagnia di canto popolare, che appartengono alla sinistra». Al Vittoriale, il 12 marzo, c’è stato un concerto «identitario». L’ha ideato il Laboratorio Area 27 e sul palco c’erano i Contea. Chi li ha sentiti scrive: «Evento potente, culturalmente ricco e di sapori forti... Impeccabile l’organizzazione della serata, dedicata al compianto Cristian Pertan (ricordato come musicista e sostenitore della causa istriana ndr). Sul palco le bandiere di Istria e Dalmazia, la foto di Cristian e la bandiera del Fronte della gioventù appartenuta a Sergio Ramelli (lo studente aggredito a Milano, il 13 marzo ’75, da militanti di estrema sinistra, e ucciso a colpi di chiave inglese ndr)». Appeso al soffitto della sala, oggi come a marzo, il biposto Sva 10 sul quale d’Annunzio il 9 agosto 1918 volò fino a Vienna per inondarla con 50 mila manifesti che annunciavano la vittoria italiana.
Mario Porqueddu
30 aprile 2005