Dopo essersi autoprodotti un omonimo Ep lo scorso anno, i fiorentini Dystopian Society giungono al debutto su full-length con questo "Cages", stampato dalla tedesca AF Music.
La base di partenza della loro musica, unitamente al post-punk più oscuro, è il death-rock statunitense dei primi anni Ottanta; tali influenze vengono infuse di uno stile decisamente personale, caratterizzato da veloci cambi di tempo e da sonorità scarne ed essenziali.
L'album si apre con l'intro rumorista "Echoes Of Disasters", che nel volgere di un minuto lascia spazio all'energica "Last Crusade": un inizio col botto, intriso di rabbia e nera introspezione. Lo stesso feeling permea tutte le dodici tracce di "Cages", tra ombroso death-rock ("No Hope", "Antisocial", "Death Signals"), anarcho-punk muscolare ("The Legacy Of Wars", "Dystopian Society") ed energico post-punk, in bilico tra Rudimentary Peni e Paralisis Permanente.
L'efficace produzione conferisce ulteriore spessore ai pezzi del power trio fiorentino: il suono delle chitarre ne risulta esaltato, e la sezione ritmica è più cupa e marziale che mai.
Si tratta di un disco decisamente privo di compromessi: l'innegabile magnetismo delle composizioni non è frutto di concessioni melodiche, bensì di un sound "concreto" che mira sempre dritto all'obiettivo, rafforzato da testi sospesi tra impegno sociale e pessimismo.
Una narrativa tramite cui rappresentare la fosca visione post-apocalittica che è anche la (amara) colonna sonora dei tempi bui che stiamo attraversando.
"Cages" rientra pertanto a pieno titolo, a livello tematico e di sonorità, nel recente filone deathrock/goth-punk di estrazione do it yourself, e rappresenta un'interessante risposta a quanto è stato prodotto negli ultimi tempi al di là dell'oceano (Lost Tribe, Alaric, Atriarch etc.).
Un acquisto obbligato per tutti i punk che vestono di nero.
10/06/2012